Indimenticabile Billie Holiday

John F. Szwed, «Billie Holiday. Una biografia», Il Saggiatore 2018, 259 pp.

A un mese dalla data del suo compleanno (7 aprile) e a sessant’anni dalla scomparsa (17 luglio 1959) ci piace ricordare Billie Holiday attraverso questo bel libro uscito qualche mese fa per i tipi della casa editrice milanese il Saggiatore.

Icona della voce jazz e simbolo “maledetto” di una vita sofferta e difficile, la figura di Lady Day viene riletta in queste pagine sfrondando le incrostazioni di un mito che merita di essere conosciuto in una prospettiva più obiettiva e veritiera.

Un approccio che ha guidato in questo lavoro John Szwed, ottantatreenne professore di Music and Jazz Studies e direttore del Center for Jazz Studies presso la Columbia University, già autore di libri dedicati a figure quali Sun Ra o Alan Lomax.

In questa rilettura della vita e dell’arte di Billie Holiday, Szwed parte da alcuni presupposti dichiarati fin dall’introduzione: «L’autobiografia della Holiday, Lady Sings the Blues (La signora canta il blues), è stata oggetto di studio per anni da parte di biografi in cerca della verità, la cui attenzione è rimasta sempre ancorata a certi passaggi errati riportati dal coautore Wlilliam Dufty. Ma, se si cambia prospettiva di analisi per un momento, ci si rende conto che in realtà le fonti principali del libro non erano altro che le interviste rilasciate dalla cantante ai quotidiani e alle riviste. Ciò dimostra e conferma che fu lei a dare origine a certe mistificazioni o ricordi confusi.»

Presupposti che permettono all’autore di restituirci una ricostruzione densa e documentata della figura di questa protagonista della musica afroamericana.

Un’artista le cui interpretazioni rappresentano un patrimonio che ancora oggi esercita un fascino immutato, nutrito da quella voce intensa e personalissima, la cui descrizione – “triste, olivastra, pigra, felina, fumosa, strana” – assomiglia significativamente alla definizione del suo stesso carattere. (© Gazzetta di Parma)