Under The Surface

Julia Hülsmann Quartet, «Under The Surface», ECM 2025, 1 CD.

Il quartetto di Julia Hülsmann – con la compositrice tedesca al pianoforte oltre a Uli Kempendorff al sax, Marc Muellbauer al contrabbasso e Heinrich Köbberling alla batteria – propone un nuovo lavoro discografico nel quale al consolidato impianto strumentale di questa formazione si innesta il suono della trombettista e flicornista norvegese Hildegunn Øiseth, arricchendo il proprio orizzonte espressivo con nuove sonorità.

Registrato presso il Rainbow Studio di Oslo nel giugno dello scorso anno, questo album indaga “sotto la superficie” dei dieci brani qui raccolti facendo emergere un raffinato intreccio dialogico, valorizzando la propensione di questa formazione a esplorare un terreno musicale sempre differente, mantenendo nel contempo uno spirito compositivo comune, omogeneo e condiviso.

L’album si snoda attraverso una selezione di brani originali, nei quali ogni membro del quartetto contribuisce al disegno compositivo: in “May Song”, brano del batterista Heinrich Köbberling, il quartetto e la Øiseth restituiscono un tracciato melodico che si intreccia tra il sassofono e la tromba, mentre in “Bubbles”, sempre a firma di Köbberling, ancora Øiseth disegna linee dal fraseggio più intimo e riflessivo.

Non mancano esecuzioni affidate alla sola dimensione del quartetto, dove l’interazione si manifesta in modo vivace e libero, come nell’iniziale “They Stumble, They Walk”, mentre l’affinità dialogico-melodica di Hülsmann e Øiseth emerge ancora nella distesa e delicata “The Earth Below”.

Nel complesso, l’album presenta un’ampia visione dello spettro compositivo della pianista, supportata da una formazione solidamente affine alle sue istanze espressive, a partire dall’attitudine ad esplorare atmosfere contrastanti, ora più distese e riflessive ora più serrate e ritmicamente sollecitate.

Un tracciato sonoro plasmato attraverso un’interazione ritmico-melodica confermata, tra l’altro, anche grazie il contributo compositivo di Marc Muellbauer con “Second Thoughts”, o ancora con “Nevergreen”, altro brano del bassista londinese.

E ancora “Milkweed Monarch” del sassofonista Kempendorff si distingue per la sua anima swing, apportando un ulteriore tassello di colore sonoro alla dimensione molteplice e raffinatamente variegata che questa compagine capitanata dalla Hülsmann riesce ad esprimere, in un fluire musicale che invita a ben più di un ascolto. (© Gazzetta di Parma)