Canto Conte

Ilaria Pilar Patassini, «Canto Conte», Parco della Musica Records 2025, 1 CD.

Reinterpretare le canzoni di Paolo Conte non è facile, vuoi per la sapiente alchimia stilistica che connota una miscela musicale che si nutre di jazz, swing, ritmi popolari e repertorio classico, vuoi per il suo modo personalissimo di cantare nel quale il timbro profondo della sua voce viene plasmato attraverso quel sottile accento ironico che affiora sovente dalle sue interpretazioni.

Se all’inizio della sua carriera lo stesso Conte ha visto le sue canzoni portate al successo da altri interpreti – da “Azzurro”, scritta per Adriano Celentano, a “Insieme a te non ci sto più” destinata alla voce di Caterina Caselli, entrambe del 1968, o ancora “Messico e nuvole” del 1970 cantata da Enzo Jannacci – col passare dei decenni è stato sempre più lo stesso cantautore di Asti a interpretare i suoi brani.

In questa prospettiva appare tanto più interessante questo lavoro discografico realizzato da Ilaria Pilar Patassini, cantante, interprete e cantautrice abituata a frequentare generi stilistici differenti – canzone d’autore, musica classica, poesia, letteratura, jazz e world music – e protagonista con questo lavoro del suo settimo disco in carriera, il secondo realizzato per l’etichetta Parco della Musica Records dopo il precedente “Terra senza Terra” del 2023.

Le diciotto tracce raccolte in questo album rappresentano una sorta di excursus nella vasta produzione di Conte che ne rievocano le atmosfere colorando comunque i vari brani di sfumature inevitabilmente differenti.

Un percorso che la voce suadente della cantante romana disegna grazie all’efficace complicità espressa dagli arrangiamenti di Angelo Valori – qui impegnato anche alla direzione – e del timbro degli archi della Medit Orchestra, il tutto completato dalla presenza di solisti quali Manuel Trabucco al clarinetto e sassofono, Danilo Di Paolonicola alla fisarmonica e Alessandro d’Alessandro all’organetto.

Dal passo sinuoso di “Alle prese con una verde milonga” alla successiva “Come di”, passando per “Gli impermeabili” e arrivando a quell’irresistibile racconto per immagini rappresentato da “Dancing” o a quell’atmosfera poetica distillata in “Come mi vuoi”, le interpretazioni di Ilaria Pilar Patassini ci ricordano che – come recita il brano che chiude l’album – “Il maestro è nell’anima / E dentro all’anima per sempre resterà”. (© Gazzetta di Parma)