Giornalismo senza robot ai tempi dell’intelligenza artificiale

Manuela Pelati, «Giornalismo senza robot ai tempi dell’intelligenza artificiale», Gangemi Editore 2025.

Ciò che appare interessante di questo volume di Manuela Pelati è il fatto che si tratta di un vero e proprio manuale di giornalismo – e, in quanto tale, segnato da un’impostazione metodica e pragmatica – che assume l’Intelligenza Artificiale come uno strumento tra i tanti oggi a disposizione del professionista dell’informazione e della comunicazione.

Un dato niente affatto scontato in un panorama nel quale l’ormai fantomatica AI (nella declinazione anglosassone) sta cavalcando un’onda che ce la fa trovare a mo’ di “prezzemolo” un po’ ovunque.

A ben vedere, questa storia della “transizione digitale” – emersa nell’ultimo quarto di secolo, o poco più – si sta rivelando soprattutto una questione di mode: in principio era il web, poi sono arrivati i social, poi il mitico algoritmo e in seguito la realtà virtuale.

Ora, appunto, è il momento dell’AI, che pare essere percepita come una rivoluzione incontenibile, mentre in realtà rappresenta “solo” uno strumento altamente performante, che può apparire molto potente oppure molto pericoloso a seconda dell’uso – più o meno consapevole – che se ne fa.

Un carattere, questo, che emerge bene da questo libro di Pelati – giornalista del Corriere della Sera dedita a temi ambientali oltre che docente in giornalismo specialistico all’Università Roma Tre – pensato in un’ottica focalizzata sulla persona in base all’assunto che la tecnologia aiuta e velocizza il lavoro del giornalista e del comunicatore, ma non sostituisce la creatività, la cultura e il senso critico.

Alle solide nozioni teoriche e tecniche raccolte dall’autrice, fa inoltre da significativo compendio la prefazione di Guido D’Ubaldo, nella quale si ricorda ai professionisti della comunicazione la funzione della «Carta d’Assisi per un giornalismo etico e responsabile». (© Gazzetta di Parma)