Roots

Daniele di Bonaventura e Arild Andersen, «Roots», Tǔk Music 2025, 1 CD.

Esordio del contrabbassista norvegese Arild Andersen con l’etichetta di Paolo Fresu, questo disco vede al fianco dell’artista originario di Lillestrøm il compositore e bandoneonista Daniele di Bonaventura, il quale raggiunge con questo lavoro la diciannovesima collaborazione con la casa discografica del trombettista sardo.

Un incontro, quello tra Arild Andersen e Daniele di Bonaventura, avviato nel 2017 grazie al compianto batterista Paolo Vinaccia, storico collaboratore di Andersen, che aveva chiamato di Bonaventura a unirsi a loro per formare un nuovo trio, per poi dall’anno successivo consolidarsi in una collaborazione che ha condotto a questo lavoro discografico.

In verità i ruoli in questa produzione – curata dalla sensibilità per la materia sonora e gli equilibri strumentali di Stefano Amerio – appaiono sostanzialmente paritari, se non spostati al livello di equilibri compositivi a favore dello stesso di Bonaventura, tanto che a tracciare le direttrici espressive, attraverso i disegni melodi variegati che innervano i dieci brani qui raccolti, ritroviamo sovente le intuizioni del musicista marchigiano.

Rimane di fondo un dialogo intenso tra l’incedere saldo e denso del contrabbasso di Andersen e il ventaglio coloristico del bandoneon del musicista di Fermo, intrecciati attorno ad amicali rimandi personali, come nell’iniziale “L’amico norvegese”, per poi dispiegarsi in diversi rivoli espressivi ora tratteggiati con passo più serrato ora con un respiro maggiormente lirico.

Una miscela musicale che trova in un gusto melodico fluente e aperto – tipico di una tradizione mediterranea capace di miscelare i molteplici rimandi culturali e stilistici confluenti in quell’originale crogiuolo sonoro rappresentato dal Mare Nostrum – il terreno di coltura per i pregnanti innesti armonico-ritmici di una visione musicale più nordica, che trova in tratteggi asciutti e densi il suo apporto al dialogo “a due” custodito in questo disco.

Uno scambio, quello tra di Bonaventura e Andersen, che prende forma grazie a una materia sonora dalla quale scaturiscono ombre e rimandi differenti – dalle atmosfere armoniche che ricordano gli arrangiamenti di certi lavori cantautorali di matrice genovese a passaggi melodico-ritmici che ci conducono tra Parigi e Buenos Aires – in un connubio al tempo stesso personale e accattivante. (© Gazzetta di Parma)