Madiba

Sade Mangiaracina, «Madiba», Tǔk Music 2021, 1 CD

Dopo il precedente album “Le mie donne”, uscito nel 2018, la pianista e compositrice Sade Mangiaracina torna a raccontare il suo immaginario musicale con questo nuovo disco – sempre pubblicato dalla casa discografica Tǔk Music di Paolo Fresu – dedicato questa volta alla figura e al messaggio di Nelson Mandela. Classe 1986, l’artista siciliana ha raccolto in questo recente lavoro una serie di schizzi che ricompongono liberamente un ideale e personale profilo del leader sudafricano, simbolo della lotta per i dei diritti umani.

Fatto uscire lo scorso 2 marzo – nel ricordo del 2 marzo del 1990, quando Mandela venne eletto vice presidente dell’African National Congress, primo passo verso la Presidenza del Sudafrica del 1994 – questo album si apre con il brano eponimo che lascia ampio spazio alle sortite melodiche disegnate con l’archetto del contrabbasso di Marco Bardoscia, musicista impegnato anche in diversi interventi con il basso elettrico. A completare il trio dell’artista siciliana, oltre a pianoforte della stessa Mangiaracina, la dinamica variegata e trascinante espressa dalla batteria di Gianluca Brugnano, capace di tratteggiare con soluzioni sempre pregnanti gli otto brani che compongono questo lavoro.

Se il secondo brano “Winnie” ci introduce nel centro del perimetro espressivo di questa musicista, costruito su una miscela di immediatezza melodica e dinamicità ritmica espressa dal suo pianismo solido e istintivo al tempo stesso, è con “We have a dream” che ci troviamo immersi in una miscela musicale la cui varietà restituisce uno dei momenti più riusciti di questo lavoro, con le sue fughe e ripartenze, scarti dinamici capaci di rievocare andamenti armonici dal sapore pseudo-barocco e repentini ritorni ad una immediatezza trascinante – in qualche frammento anche profumati da un pianismo vagamente carioca – il tutto anche grazie al contributo densamente espressivo dello oud di Ziad Trabelsi.

A completare il percorso di ascolto offerto da questo lavoro le due oasi più liriche rappresentate dai due brani “Letter from a prison” 1 e 2, e l’incursione con il Fender Rhodes in “27 years”, in cui la stessa Sade Mangiaracina, in un dialogo coinvolgente con le corde dello oud di Trabelsi, dimostra una sensibilità espressiva variegata, ben supportata – come nel resto del disco – dalla solida coppia Bardoscia-Brugnano. Un bel disco, insomma, dal carattere immediato ma non scontato, che merita più di un ascolto. (© Gazzetta di Parma)