Congo Blues

Jonathan Robijn, “CONGO BLUES”, Marsilio 2020, pp. 172.

In questo romanzo di Jonathan Robijn la musica non è al centro della narrazione ma rappresenta piuttosto l’anima dolente – il blues, appunto – che intride il carattere del protagonista. L’autore, giornalista fiammingo impegnato in un periodo della sua vita in Africa con Medici senza frontiere in una esperienza che ha posto le basi di questo lavoro, ci conduce nella vita di Morgan, pianista di colore originario del Congo ma adottato da bimbo da una famiglia di Bruxelles. Siamo alla fine degli anni Ottanta e il protagonista tira avanti la sua vita tra concerti nel club di second’ordine e l’assenza ridondante di Angela, quella che doveva essere la compagna della vita ma che era stata portata via da una crudele malattia. Unica oasi di apparente serenità il suo pianoforte, la sua musica, nutrita di figure come Chet Baker e Billie Holiday. Una passione che, se pur nata grazie all’influenza della madre adottiva – «lei stava a casa e mi insegnava a leggere e a scrivere, a pregare e a recitare a memoria le poesie di Verlaine, e anche ad apprezzare Bach e Beethoven. Mi ha insegnato lei a suonare il piano» – ha contribuito ben presto al distacco dalla famiglia stessa.

Musica come lavoro e come oasi di ideale serenità, che viene scossa la notte di Capodanno del 1988 quando, rientrando dopo un concerto, trova vicino casa una giovane donna che dorme profondamente al freddo. Si chiama Simona e Morgan la porta a casa sua per ripararla dal gelo nella notte. Dopo qualche giorno, così com’era apparsa, Simona, scompare all’improvviso, lasciando una scia di mistero e di domande irrisolte che spingeranno il protagonista a sconvolgere la propria vita.

Così, a personaggi a Morgan familiari come Pierre, il proprietario di un bar che comprende con un solo sguardo lo stato d’animo del protagonista, si affiancano nuove e più controverse presenze come, oltre alla stessa Simona, l’anziana Lilly o il brillante ma ambiguo Walter. Tutti attori di un viaggio – sentimentale e fisico assieme – ineluttabile, che spingerà Morgan a scavare nel proprio passato cercando di risolvere il mistero rappresentato dalla figura di Simona, riportando così a galla ricordi, immagini e sospetti annegati sul fondo di un tempo melanconico e indolente come, appunto, un blues. (© Alessandro Rigolli)