Bollani. Piano, amore a fantasia nella dimensione del trio

Al Regio l’espressività del pianista è stata sostenuta dalla vivacità della batteria di Lund e dall’estro del contrabbasso di Bodilsen, Purtroppo un solo bis nel finale

Rapito dall’estro funambolico di un Bollani in gran forma sostenuto con rodata affinità dai due compagni danesi, il pubblico da “tutto esaurito” che ha riempito domenica sera il Teatro Regio ha tributato un caloroso successo al trio del pianista milanese in occasione di questa serata realizzata in collaborazione con Arci Caos e proposta quale penultima tappa della stagione concertistica del teatro stesso.
Il percorso maturato dal Danish Trio affonda le proprie radici nel 2002 quando Enrico Rava chiama Bollani in un sestetto creato in occasione della sua vittoria al “Jazzpar”, premio tra i più prestigiosi nel circuito jazzistico internazionale con sede a Copenaghen. In questa occasione Rava ha raccolto una formazione che comprendeva, oltre al pianista e alla sua tromba, anche un altro promettente musicista italiano come Gianluca Petrella al trombone, un collega di chiara fama come John Abercrombie alla chitarra, e due musicisti danesi come Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria. Una sezione ritmica, quella formata da questi due strumentisti, che ha segnato con la sua estrosa solidità anche il disco dell’Enrico Rava Jazzpar 2002 Sextet ‎titolato Happiness Is…, frutto del concerto tenuto in occasione del premio stesso e pubblicato nell’anno successivo dalla Stunt Records.
Un carattere, quello apportato da Bodilsen e Lund, che è stato confermato anche dalle successive tappe che il trio capitanato da Bollani ha fatto registrare, comprese le esperienze discografiche rappresentate da lavori anche molto differenti tra loro come Mi ritorni in mente del 2004, dove i tre rendono omaggio alla canzone italiana, Gleda dell’anno successivo, dove al centro viene posto il repertorio di autori scandinavi, per arrivare a Stone in the Water e Joy in the Spite of Everything, album usciti rispettivamente nel 2009 e nel 2014 per la ECM di Manfred Eicher, oltre al live Mediterraneo uscito lo scorso anno dove al trio si sono aggiunti Geir Lysne, Vincent Peirani e membri della Berlin Philharmoniker.
Esperienze stilisticamente variegate che anche l’altra sera hanno rappresentato la base sulla quale i tre musicisti hanno plasmato un concerto aperto dal profumo sudamericano diffuso da un omaggio a Antonio Carlos Jobim, per poi variare continuamente direzione nel corso della serata ora offrendo estratti dai precedenti lavori discografici come il brano eponimo “Gleda” o ancora “Easy Healing” tratto da Joy in the Spite of Everything, ora presentando brani inediti, concepiti in vista una nuova incisione, che hanno dato spazio all’anima “carioca” di Bollani. Nella dimensione del trio lo spirito istrionico del pianista – pur presente attraverso alcune irrinunciabili gag condivise con i due compagni – ha lasciato spazio all’inesausta fantasia del musicista che, passando continuamente dalla tastiera del pianoforte a quella del Fender Rhodes, ha confermato di essere capace di originali peregrinazioni armoniche sempre alimentare da un virtuosismo che rimane costantemente comunicativo e immediato. Una ricchezza espressiva sostenuta dall’efficace vivacità ritmica della batteria di Lund e dall’estro del contrabbasso di Bodilsen, solidi compagni di un coinvolgente viaggio musicale culminato negli applausi finali e chiuso – purtroppo – da un solo bis. (© Gazzetta di Parma)