Con Barre Phillips l’improvvisazione diventa collettiva

Improvvisazione come espressione collettiva: questa è parsa la cifra emersa dal concerto che l’altra sera ha riempito di musica spontanea, fresca e inedita la sala dei concerti della Casa della Musica. L’occasione è stata offerta dall’incontro tra il CEPI, Centro Europeo Per l’Improvvisazione, fondato da Barre Phillips a Le Haute Ville al centro della Provenza, e alcuni degli artisti che da anni collaborano con l’associazione ParmaFrontiere. Un collettivo estemporaneo, che dell’intreccio di esperienze, provenienze e generazioni differenti ha tratto il collante espressivo capace di generare una serata di musica coinvolgente e originale.

Ospite d’onore e “padre nobile” della serata è stato Barre Phillips, californiano classe 1934, contrabbassista ed esponente tra i più significativi del jazz contemporaneo, protagonista di una porzione rilevante di quello scambio che negli scorsi decenni ha alimentato un ponte ideale tra la tradizione jazzistica degli Stati Uniti e le diverse anime della musica improvvisata del Vecchio Continente.

Di ritorno a Parma dopo la partecipazione di due anni fa al Festival Parma Jazz Frontiere, Phillips in questa occasione ha raccolto attorno a se un variegato gruppo di artisti, capitanato da Roberto Bonati – contrabbassista, compositore, docente al Conservatorio “Boito” e direttore artistico di ParmaFrontiere – e composto da Andrea Grossi, Giancarlo Patris e Giacomo Marzi al contrabbasso; Laurent Charles, Lionel Garcin,Gabriele Fava, Manuel Caliumi e Riccardo Luppi al sax; Gèrard Fabbiani al clarinetto basso; Vlatko Kucan al clarinetto; François Rossi alle percussioni; Emmanuel Cremer al violoncello, Patrice Soletti alla chitarra elettrica; Gyorgy Kurtag live electronics; Roberta Baldizzone al pianoforte, Luca Perciballi alla chitarra elettrica; Elena Rosselli, Angeli Malagisi e Diletta Longhi (voci).

Articolato in una suite composta da sette momenti, nei quali si alternava l’ensemble nel suo complesso a più circoscritti quintetti strumentali “estratti a sorte” dallo stesso Phillips pescando tra i nomi dei musicisti coinvolti, il concerto ha offerto l’occasione di percorrere un tracciato musicale nel quale le sette tappe segnate dagli altrettanti brani improvvisati hanno proposto dimensioni espressive differenti, capaci di spaziare dalle stratificazioni timbriche delle tre oasi collettive alle decantazioni strumentali più caratteristiche dei momenti cameristici, registrando passaggi emblematici quali, tra gli altri, il secondo quintetto che vedeva quattro contrabbassi completati da una chitarra elettrica.

Un impasto timbrico senz’altro originale, caratteristica questa confermata anche dalle altre metamorfosi strumentali proposte nel corso della serata, il cui carattere creativo è stato contrappuntato dalla performance pittorica in tempo reale di Alberto Ferretti, le cui peregrinazioni materiche tra i bianchi e i neri hanno tracciato un rimando ideale nei confronti degli impasti timbrici che via via prendevano corpo sul palco.

Una serata indubbiamente intensa, nutrita di un’originale espressività che ha coinvolto il pubblico presente, la cui attenzione rapita durante le varie sessioni improvvisative è stata stemperata nei convinti applausi che hanno salutato tutti gli artisti impegnati. (© Gazzetta di Parma)