Il Laudario di Cortona nella rilettura di Paolo Fresu

Paolo Fresu – Daniele Di Bonaventura, «Altissima Luce. Laudario di Cortona», Tǔk Music 2019, 1 CD.

Come ormai ci ha abituati fin dalla nascita della sua casa discografica, Paolo Fresu utilizza la Tǔk Music come una sorta di laboratorio dove artisti nuovi o già affermati trovano lo spazio per sperimentare, mischiando stili e ispirazioni attraverso uno sguardo creativo libero e fecondo.

Spesso è lo stesso Fresu a mettersi a confronto con queste perlustrazioni tra generi ed epoche storiche, come nel caso di questo disco, concepito assieme a Daniele Di Bonaventura e dedicato al Codice Ms. 91 dell’Accademia Etrusca, «universalmente noto – come annota Alberto Batisti, direttore artistico della Sagra Musicale Umbra – come Laudario di Cortona, [dove] per la prima volta troviamo testimoniata l’invenzione letteraria in volgare accompagnata dalle sue antiche melodie.»

Risalente al XIII Secolo e scoperto nella seconda metà dell’Ottocento, questo testo rappresenta un documento fondamentale che ci restituisce brani monodici di devozione mariana, riferimenti al francescanesimo, testi di funzione morale, riferimenti al calendario liturgico.

Un capitale culturale riletto da Fresu (tromba, flicorno, effetti) e Di Bonaventura (bandoneón, effetti), assieme a Marco Bardoscia (contrabbasso) e Michele Rabbia (batteria), all’Orchestra da Camera di Perugia e al Gruppo Vocale Armoniosoincanto, in un progetto che, dopo essere stato presentato dal vivo per la prima volta a Umbria Jazz nel 2016 e riproposto in seguito in diversi festival italiani, è stato fissato su disco anche grazie all’attento lavoro di Stefano Amerio (mix e mastering).

Il risultato ci propone tredici brani nei quali le fonti originarie vengono trasfigurare da innesti strumentali che ora si contrappongono al canto – come nell’iniziale “Altissima luce col grande splendore” – ora si alternano scambiandosi il tratteggio tematico in un suadente intreccio di timbri (è il caso per esempio di “Sïa laudato San Francisco”).

Un costante e fascinoso giuoco di specchi stilistici e armonico-strumentali che ci accompagna con gusto e misura originali per quasi un’ora e un quarto di ascolto, che vola via tra delicate melodie e arcaiche suggestioni.  (© Gazzetta di Parma)