Un Galliano eclettico e leggero, tra Sollima, Vivaldi e Piazzolla

Il fisarmonicista e compositore francese protagonista della rassegna Stelle vaganti all’auditorium Paganini di Parma.

3 luglio 2018 | Auditorium Paganini, Parma |Richard Galliano – Massimo Mercelli, Filarmonica Arturo Toscanini

Serata composita, leggera ed eclettica assieme, quella offerta da Richard Galliano nell’ambito della rassegna estiva “Stelle vaganti” della Fondazione Toscanini, ospitata in un auditorium Paganini dalle cui vetrate si intuivano i lampi di un temporale incombente, leitmotiv di questa estate meteorologicamente estrosa.

Aperto dal flauto di Massimo Mercelli, protagonista di una solida interpretazione di Contrafactus di Giovanni Sollima – pagina dal carattere interlocutorio restituita con consapevole impegno dal solista romagnolo vocato alla musica contemporanea di cui, tra l’altro, ricordiamo l’incisione dell’integrale della musica per flauto di Philip Glass (con Carlo Boccadoro al piano e I Virtuosi Italiani) pubblicata nel 2012 da Orange Mountain Record – il concerto ha offerto una sequenza di brani che restituivano il carattere estroso e variegato proprio del gusto musicale che connota il fisarmonicista francese.

Dopo Jade, concerto per flauto e archi dello stesso Galliano, il testimone è passato dal flauto alla fisarmonica con Opale, composizione per fisarmonica e orchestra d’archi firmata sempre dall’artista d’oltralpe che ha dispensato il suo personale dinamismo interpretativo in un dialogo con la Filarmonica Toscanini segnato da un rispetto dei ruoli che si è confermata cifra distintiva della serata. Una ripartizione delle funzioni espressive che non restituiva distanza di intenti, bensì rispetto di identità timbrico-funzionali ritagliate sulla base di un equilibrio che, se non ha rivelato barlumi di chef-d’oeuvre, ha sicuramente regalato sprazzi di trascinante tratteggio musicale.

Incastonato al centro del programma è emerso l’omaggio, doveroso e immancabile, al “maestro” Astor Piazzolla, con Contrabajando per contrabbasso e archi – solista Antonio Mercurio – e Primavera Porteña, brano forse tra i più riusciti della serata per quel dialogo tra fisarmonica e orchestra che è riuscito ad andare al di là del rispettoso scambio di ruoli. Una dimensione espressiva che è ritornata nei ranghi con la revisione e trascrizione per fisarmonica e archi ideata dallo stesso Galliano de L’Estate, movimento tratto dal Concerto n. 2 in Sol Minore RV 315 di Vivaldi, dove il virtuosismo digitale ha trovato una colorita ed originale ribalta di diretto effetto.

A completare il programma è ritornato il Galliano compositore, con pagine quali La Valse à Margaux per flauto, fisarmonica e archi, e il Trio, brano dal gusto immediato che ha conquistato un pubblico i cui applausi sono stati ripagati da un fuori programma che, partendo da un incipit dal sapore bachiano, è sfociato nell’irrinunciabile Libertango, pagina che è divenuta ormai sinonimo della fisarmonica pop(ular) contemporanea. (© Alessandro Rigolli)