Charles Mingus. L’uomo, la musica, il mito

Krin Gabbard, Charles Mingus. L’uomo, la musica, il mito, EDT 2017, 360 pp.

«Tu sei nero. Puoi essere bravo quanto vuoi, ma non ce la farai mai nella musica classica. Se vuoi suonare, devi suonare uno strumento da negri. Visto che il violoncello non lo puoi strapazzare, Charlìe, ti tocca imparare a strapazzare il basso!» Così Charles Mingus riporta le parole di Buddy Collette – flautista, sassofonista e clarinettista jazz di Los Angeles – nella sua celebre autobiografia titolata nel nostro paese “Peggio di un bastardo”. Un racconto biografico romanzato, quello del contrabbassista e compositore americano, che ha contribuito ad alimentare una visione alquanto mitizzata della sua figura di musicista e di uomo dal carattere irrequieto. Una lettura che questo lavoro di Krin Gabbard – già docente di Letteratura comparata alla State University, a capo del dipartimento di Jazz Studies alla Columbia University e insegnante di tromba alla New York Jazz Academy – contribuisce a liberare da incrostazioni ridondanti, focalizzandosi, dopo aver illustrato gli eventi artistici e biografici più rilevanti, sul Mingus scrittore, compositore e musicista. Anche sulla scorta di fonti e documenti inediti o per lo più sconosciuti, Gabbard in queste pagine, tradotte e curate da Francesco Martinelli, tratteggia con cura il profilo umano e, soprattutto, artistico di un imprescindibile protagonista della scena musicale statunitense del secolo scorso, offrendo al lettore differenti rimandi espunti di approfondimento. Un saggio decisamente utile per comprendere in maniera articolata e documentata la vita e l’opera di Mingus, scritto con quella passione che ha spinto l’autore a dedicarsi alla musica jazz e, in particolare, alla biografica mingusiana. Una passione che ben traspare dal ricordo del primo ascolto di un brano di Mingus che lo stesso Gabbard riporta nella sua introduzione: «Fu la mia illuminazione sulla via di Damasco. Quando in quella notte di autunno del 1963 sentii “Black Saint and the Sinner Lady” di Mingus non credevo alle mie orecchie. Non pensavo neppure che simili colori e simili armonie fossero possibili.» (© Gazzetta di Parma)