For Mahalia, With Love
James Brandon Lewis / Red Lily Quintet, «For Mahalia, With Love», TAO Forms 2023, 1 CD.
Anno denso di impegni questo 2023 per James Brandon Lewis, sassofonista e compositore (classe 1983) considerato tra i più creativi talenti del panorama attuale della musica di matrice afroamericana, capace di miscelare con gusto fortemente personale differenti linguaggi contemporanei che spaziano dal gospel alla fusion, dal rap al free jazz.
Caratteristiche, queste, che emergono bene sia dalle sue esibizioni live – in Italia, dopo alcune presenze nei mesi scorsi, annotiamo il suo ritorno in quartetto il prossimo 11 novembre per Novara Jazz Weekender Fall Edition – sia da due dischi pubblicati proprio quest’anno: l’intenso «Eye of I», uscito nei primi mesi del 2023, e questo ispiratissimo «For Mahalia, With Love», tributo alla grande cantante Mahalia Jackson apparso nello scorso mese di settembre.
Se in «Eye of I» (ANTI- Records 2023) l’artista di Buffalo tratteggia dialoghi densi e serrati assieme a Chris Hoffman al violoncello e a Max Jaffe alla batteria e percussioni, regalando rapide schegge improvvisative – come i brevissimi “Foreground”, “Middle Ground” e “Background” – cosi come lunghe e multiformi peregrinazioni tra free e blues (“The Blues Still Blossoms” e “Even The Sparrow”), in «For Mahalia, With Love» il sassofonista amplia le maglie espressive dei suoi intarsi strumentali abbracciando atmosfere più dilatate e profonde.
Un lavoro, questo, che si nutre anche di rimandi personali – nelle note di copertina, Lewis dice che l’album è più di un semplice tributo, ma rappresenta «una conversazione a tre tra Mahalia, mia nonna e me» – e che viene condiviso con un quintetto composto da Kirk Knuffke alla cornetta, William Parker al basso e gimbri, Chris Hoffman al violoncello e Chad Taylor alla batteria e mbira, musicisti intenti a dialogare con palese affinità con il sax tenore dello stesso Lewis.
Affilati sprazzi free sparpagliati con pregnante urgenza si mescolano a un clima spirituale quasi disarmato, animando brani come “Sparrow”, “Go Down Moses”, “Were You There” fino alla finale “Precious Lord” grazie a una luce interpretativa che rende più cupe le atmosfere gospel di Mahalia Jackson, all’origine animate di una sorta di speranza che la lettura di Lewis pare qui aver diluito in una cifra fascinosamente malinconica. (© Gazzetta di Parma)