Goran Bregović, un musicista cosmopolita dall’anima balcanica

«Goran Bregović ha fatto tutto. È stato una rockstar nella ex Jugoslavia, ha scritto svariate colonne sonore ed è stato protagonista della moda “Brassy Balkan Gypsy”, vendendo oltre 6 milioni di album e collaborando con tutti, da Iggy Pop ai Gipsy Kings».

Questo ritratto, proposto da Robin Denselow sul sito di «The Guardian» nell’ottobre del 2017 restituisce un’immagine condensata e, se vogliamo, inevitabilmente parziale della figura artistica di un musicista nato a Sarajevo, ma a tutti gli effetti cittadino del mondo. Se, in qualche modo, Denselow ci aiuta a introdurre il progetto “From Sarajevo”, in un certo qual modo generato dal lavoro discografico titolato Three Letters to Sarajevo recensito nell’articolo del giornalista britannico appena citato, al tempo stesso ci offre diversi spunti di approfondimento rispetto a un percorso artistico, come quello incarnato dallo stesso Bregović (Sarajevo, 22 marzo 1950), segnato da tanti successi e da alcuni fraintendimenti.

La musica popolare dei Balcani contemporanei, che attirò l’attenzione internazionale a partire dagli anni ’80 e divenne parte integrante della cultura popolare europea nei primi anni 2000, è stata variamente giudicata da una frangia di intellettuali progressisti sia a livello locale sia internazionale. In primo luogo, a causa del suo presunto ruolo nella violenta disintegrazione della Jugoslavia come presunta espressione, diretta o indiretta, della propaganda nazionalista serba; in secondo luogo, per un suo linguaggio espressivo e certe sue immagini se volgiamo stereotipate che perpetuano i cliché delle nazioni balcaniche. In questo quadro, Goran Bregović, artista che ha avuto un ruolo importante nella diffusione internazionale della musica folk dei Balcani, appare allo stesso tempo uno dei musicisti balcanici più apprezzati e più criticati… continua a leggere (© Ravenna Festival)