Hafla

Jon Balke – Siwan, «Hafla», ECM Records 2022, 1 CD

È un inno all’apertura, allo scambio culturale, all’incontro tra popoli differenti questo lavoro che vede protagonista il collettivo Siwan, formazione che riunisce musicisti provenienti da diversi ambiti geografici capitanati 20dal tastierista e compositore norvegese Jon Balke.

Registrato ai Village Recording Studios di Copenaghen tra il maggio e il giugno 2021, il clima restituito da questo lavoro discografico – il terzo realizzato da questa formazione nata nel 2007 – ci immerge in quelle atmosfere tipiche del territorio definito dagli arabi “al-Andalus”, vale a dire quella miscela espressiva e culturale che rimanda idealmente alla Penisola Iberica sotto dominazione musulmana in epoca medievale.

Quale filo conduttore che riunisce i diversi brani qui raccolti ritroviamo i rimandi poetici ispirati all’opera e alla figura di personaggi come la principessa omayyade Wallada bint al-Mustakfi, vissuta tra il 1010 e il 1091, o di poeti suoi contemporanei tra cui Ibn Zaydun e Ibn Sara As-Santarini. Dai versi di questi autori scaturiscono immagini ideali, fugaci rievocazioni di atmosfere del passato che ritrovano qui nuova freschezza evocativa.

Con l’unica eccezione di “Mirada Furtiva”, brano composto dalla cantante e musicista algerina Mona Boutchebak e da lei stessa interpretato restituendo una pregnante intensità attraversata da una significativa suggestione andalusa, tutte le composizioni qui raccolte sono firmate dallo stesso Balke, la cui scrittura riesce a tratteggiare atmosfere musicali fascinose e comunicative, riuscendo a perseguire con particolare sensibilità quel complesso equilibrio tra rimandi poetici e varietà stilistico-musicali.

Brani come “Tarraquab”, che apre l’album, “Enamorado de Júpiter” o ancora “Uquállibu”, restituiscono tutta la sofisticata affinità espressiva che scaturisce dai dialoghi di musicisti come – oltre alla Boutchebak e a Balke – Derya Turkan (kemençe), Bjarte Eike (violino barocco), Helge Norbakken (percussioni), Pedram Khavar Zamini (tombak), Per Buhre (voce e viola).

Ma tutti i dodici brani qui raccolti ci raccontano di un immaginario musicale estremamente vario nel suo insieme di rimandi stilistici, ma segnato da una coerenza espressiva che trova nella qualità interpretativa di questo ensemble l’occasione per un percorso d’ascolto suggestivo e affascinante. (© Gazzetta di Parma)