L’asino che vola

Matteo Addabbo Organ Trio, «L’asino che vola», Dodicilune 2023, 1 CD.

Scorre via fluido, piacevole e veloce questo album del Matteo Addabbo Organ Trio titolato significativamente “L’asino che vola”, secondo lavoro discografico di questa formazione che esce a distanza di circa sette anni dal precedente “Bugiardi nati”.

Tra i due dischi il titolare Matteo Addabbo – compositore, pianista e organista Hammond, formatosi ai corsi di Siena Jazz, realtà dove oggi insegna – ha attraversato momenti critici condivisi come il periodo pandemico e problematiche più personali, tutte esperienze che sono confluite idealmente nei nove brani originali qui raccolti, tutti firmati dallo stesso musicista senese.

Come annota lo stesso Addabbo «“L’asino che vola” è una raccolta di brani che ho composto tra il 2019 e il 2022, anni come tutti noi sappiamo molto complessi. Come per uno strano scherzo del destino in mezzo a tutto questo si sono sovrapposti ulteriori eventi molto “provanti” per la mia vita privata ed anche per la mia salute».

Un coinvolgimento personale che nei brani qui raccolti si trasforma in una energia creativa che si presenta come vitale reazione alle avversità, un approccio condiviso con determinante affinità dalle tastiere di Addabbo con la chitarra elettrica di Andrea Mucciarelli e la batteria di Andrea Beninati.

L’album si apre con il passo deciso e coinvolgente del brano eponimo, che ci immerge fin da subito in quel clima segnato da una fresca miscela di acid jazz e swing arricchita da scarti ritmici dinamici che connotano l’atmosfera complessiva del disco.

Un impianto che si arricchisce nella successiva “A scuola da Joe” grazie alla presenza del sax tenore di Stefano Negri e della tromba di Cosimo Boni, protagonisti di rincorse timbrico-melodiche ora tratteggiate in percorsi paralleli ora sbalzate attraverso momenti solistici.

Una varietà che restituisce anche l’atmosfera dilatata di “Se mi vedi guardami”, composizione più riflessiva tra le intuizioni più efficaci dell’intero album, assieme ad altri brani quali “O la bossa o la vita” o la conclusiva “Tempi moderni”.

Un disco dal passo decisamente vitale, insomma, che Addabbo ha immaginato, per usare ancora le sue parole, «lasciandosi andare anche alla fantasia più irrazionale e fanciullesca, provando ad immaginare anche solo per un istante, che se lo vogliamo davvero, anche gli asini forse possono volare!». (© Gazzetta di Parma)