Libertà e malinconia

Paola Sabbatani, «Libertà e malinconia», edizioni Una Città 2022, 1 CD

Nel giorno dedicato alla celebrazione della figura della donna nelle sue infinite declinazioni – e ricordando soprattutto a noi uomini che ogni giorno è una buona occasione per considerarle le donne, non solo una volta all’anno – vogliamo parlare di questo recente lavoro discografico di Paola Sabbatani titolato “Libertà e malinconia”. Una raccolta di canzoni asciutte, dirette, che non lasciano spazio all’evasione dai problemi più o meno comuni che legano donne e uomini, ieri come oggi. Come le immagini e le fotografie che corredano il curato libretto che custodisce questo disco, le storie raccontate da Sabbatani sono tratteggiate in un ideale bianco e nero essenziale, dove il dolore, la sconfitta, la perdita, la tristezza sono raccolte dall’abbraccio intimo della condivisione, di quella pìetas che conduce a condividere una forza che si annida sottopelle e che spinge a reagire, nonostante tutto.

«Sono canzoni che raccontano storie di vita difficili, della faticosa lotta contro la sfortuna e l’ingiustizia. Ma anche l’impossibilità di chiamarsi fuori, le seconde possibilità…». Un assunto che viene declinato dall’autrice nei nove brani che compongono questo album e che richiama in certo qual modo le figure degli “ultimi” cantate in diverse dimensioni dalla tradizione del nostro cantautorato. Un rimando, quello alla tradizione cantautorale, evocato anche dai dialoghi tra la voce della stessa Sabbatani e gli strumenti di Roberto Bartoli (contrabbasso), Tiziano Negrello (contrabbasso e percussioni), Daniele Santimone (chitarra sette corde e voce, autore inoltre degli arrangiamenti). Brani come “Malinconia” che apre il lavoro, “Annamaria”, “Chiedi scura”, “Sala d’attesa” raccontano di figure femminili alle prese con amori deragliati, malattie della mente e del corpo, di uomini ora presenti ora assenti, il tutto immerso in una miscela musicale che, raccolta in una dimensione acustica e intima, mescola passi di tango a quelli di valzer, timbriche iberiche a rimandi orientali. Il tutto legato da un filo sinceramente diretto, che non ci nasconde le difficoltà della vita ma le canta, ricordandoci che sovente la stessa libertà può diventare molto ma molto malinconica. (© Gazzetta di Parma)