Gesuè

Dino Rubino, «Gesuè», Tǔk Music 2022, 1 CD

È in uscita venerdì 18 marzo, per la Tǔk Music di Paolo Fresu, questo sesto album di Dino Rubino, uno dei più prolifici e dinamici musicisti attivi nell’odierno panorama jazzistico del nostro Paese. “Gesuè”, questo il titolo del disco, rappresenta un percorso, al tempo stesso, creativo-musicale e intimo-personale, anche se questa duplice dimensione si è manifestata in maniera casuale, come racconta lo stesso artista: «Questo disco e questo progetto sono una dedica a mio padre. Non è stata una cosa premedita, è capitato. Solitamente, dopo aver scritto un brano, vado in studio, lo registro e solo dopo, in un secondo momento, decido il nome da dargli. In questo caso è stato il contrario. Ero a casa e appena finito di scrivere il brano mi è venuto in mente mio padre. La sensazione è stata così forte e così chiara che non ho esitato un attimo nella scelta del nome. Da qui, la voglia di andare in studio e di metter su un progetto. Un omaggio involontario quindi, ma per me obbligatorio, che è una sentita dedica a mio padre: Gesuè».
Così sono nati gli undici brani che compongono l’album, tutti firmati dallo stesso Rubino tranne l’ultimo, un omaggio a Luigi Tenco attraverso una delicata rilettura di “Un giorno dopo l’altro”.
Anche in questo lavoro, sviluppato grazie alla rodata affinità interpretativa di musicisti quali Marco Bardoscia al contrabbasso, Piero Delle Monache al sassofono e Daniele di Bonaventura al bandoneon, il pianista e trombettista siciliano – qui impegnato solo al piano e al Fender Rhodes nel brano “Dr. Jekyll and Mr. Hyde” – ci ha consegnato un ennesimo esempio della sua vena musicale spontanea e immediata, dotata di quella istantaneità comunicativa che ci fa pensare di conoscere – o riconoscere – da sempre quegli impasti melodico-armonici che segnano i suoi brani.
Così il ventaglio di stili che Rubino riesce a rievocare ci portano alle atmosfere confidenziali dell’iniziale “Pollara” e della seguente “Le piccole cose”, alle danzanti sinuosità sudamericane di “Diego”, fino ad arrivare a quell’affresco, accennato con aggraziata misura, rappresentato dal brano eponimo, raffinata miscela di ideali atmosfere che evocano sapori musicali cinematografici tra gli anni Sessanta e i Settanta del nostro Paese, e che ci restituiscono il carattere principale che intride tutto questo nuovo lavoro. (© Gazzetta di Parma)