Paris-Piaf

Laurianne Langevin e Cyrille Doublet, «Paris-Piaf», iMD-SPOON 2020, 1 CD

A volte capita di trovarsi tra le mani un disco inaspettato, che già dall’immagine di copertina – segnata da un’elegante ed evocativa essenzialità – ci spinge a caricarlo subito nel lettore di cd (si, chi scrive è ancora affezionato al supporto fisico), permettendogli così di scavalcare la pila dei dischi in attesa di essere ascoltati. Ancora più raro il fatto che, a un primo ascolto guidato da un’attenta curiosità, ne seguano altri e altri ancora, quasi a cercare di decifrare quella magia diffusa dai dialoghi delicati e pregnanti tra una voce e un pianoforte che riempiono la mezz’ora di musica raccolta in questo album. Un album che profuma vagamente di Satie e Debussy, molto più intensamente di Aznavour e Prévert, e soprattutto di Édith Piaf. Poco più di trentadue minuti, per essere più precisi, che vorremmo trasformati in un tempo dilatato, disteso in un ascolto distillato, capace di dispiegare al meglio l’essenza di un lavoro cesellato con sapienza, misura, passione e gusto davvero rari.

Si tratta dell’omaggio reso a Édith Piaf da parte di Laurianne Langevinc (voce) e Cyrille Doublet (pianoforte), un lavoro discografico che i due artisti francesi hanno registrato in Italia, al Digitube Studio di Mantova, e che propone una selezione di brani resi celebri dall’indimenticata interprete e autrice parigina. Affrontare un repertorio come quello proposto poteva far correre agli autori il rischio di offrire riletture calligrafiche, se non addirittura banali. Un pericolo che questo duo è riuscito decisamente a evitare grazie a un approccio delicato e personale, capace di farci entrare subito nel clima coinvolgente dell’iniziale “J’en ai tant vu” per poi passare a quella carezza danzante raccontata nella seguente “Les mots d’amour”. E ancora la densità assieme leggera e malinconica de “La bohème” di Charles Aznavour e Jacques Plante, seguita dalla struggente malinconia de “Les Feuilles Mortes” di Jacques Prévert e Joseph Kosma, i cui primi versi sono qui recitati dallo stesso Cyrille Doublet che, passando poi al pianoforte, delinea una tela delicata e discreta sulla quale la voce di Laurianne Langevin disegna con discrezione accurata ed efficace i celebri tratteggi melodici.

Ma tutte le undici canzoni qui proposte rappresentano altrettante gemme di grazia e bella originalità, frutto di una capacità di rilettura personale di un repertorio sicuramente connotato ma che i due artisti impegnati sono riusciti a reiventare con un’efficacia anche dovuta ad una sorta di distacco conseguente a una residenza italiana che si protrae ormai da una decina d’anni: «Se non fossimo due espatriati – rivelano i due musicisti – forse non avremmo mai inciso questo disco. Essendo infatti onnipresente, Édith Piaf è così importante nel paesaggio sonoro parigino da diventare all’atto pratico invisibile; è quindi la distanza che ci separa da Parigi ad averci paradossalmente dato l’opportunità di incontrarla davvero. L’avere sognato, concepito e realizzato il disco in Italia ha inoltre attenuato l’autocensura con cui inevitabilmente avremmo dovuto fare i conti se il progetto fosse nato in Francia. Per questo consideriamo “Paris-Piaf” un pariginissimo disco italiano». (© Gazzetta di Parma)