Patti Smith a Parma

Una laurea ad honorem – e un concerto – per la cantante e poetessa, in tour in Italia

«Voi siete il futuro e il futuro è adesso!» Così Patti Smith si è rivolta al pubblico che ha riempito il Teatro Regio di Parma giovedì scorso per il concerto che l’artista americana ha tenuto nell’ambito di una “tre giorni” trascorsa nella città emiliana in occasione del conferimento, da parte dell’Università di Parma, della laurea magistrale ad honorem in Lettere Classiche e Moderne. Un riconoscimento che la neo-dottoressa ha affermato più volte di apprezzare con entusiasmo e gratitudine, ribadendo la dimostrazione di affetto nei confronti del suo pubblico simboleggiato nel titolo del tour – “Grateful” appunto – che la porterà in giro per l’Italia fino al 13 maggio, quando sarà a Roma all’Auditorium Parco della Musica.

Sono passati quasi quarant’anni dai suoi primi concerti nel nostro paese, da quel 1979 segnato da un clima sociale attraversato da violenza e terrorismo, quando salendo sul palco a Bologna e a Firenze la cantante allora poco più che trentenne si è trovata di fronte un pubblico vasto, composto da studenti così come da militanti politicizzati, decidendo subito dopo la serata fiorentina di ritirarsi dalle scene per un lungo periodo. Nei decenni successivi, riavviata l’attività musicale, Patti Smith è ritornata in Italia varie volte, sempre accolta dal calore di un pubblico nel quale si mischiavano via via le generazioni, un dato che abbiamo riscontrato anche in occasione del concerto parmigiano, dove tra platea e palchi si sono trovati, fianco a fianco, fan della prima ora e i giovani studenti che il giorno prima l’avevano vista indossare la toga accademica e ricevere la pergamena della laurea da parte del rettore Loris Borghi.

Sul palcoscenico del Regio la Smith ha incarnato ancora una volta il ruolo di “sacerdotessa del rock”, proponendo in un’ora e mezza di concerto dodici canzoni emblematiche del suo percorso artistico, ad iniziare da “Wing”, tratta dall’album Gone Again, seguita dalla coinvolgente “Ghost Dance”, coltivando di brano in brano l’entusiasmo di un pubblico sempre più coinvolto, anche grazie all’affinità espressa dai musicisti presenti con lei sul palco, una “band speciale” formata da Tony Shanahan al basso, i figli Jesse Paris al piano e Jackson alla chitarra, oltre al batterista Brian Griffin. Nel corso del concerto c’è stato spazio, tra l’altro, per un omaggio a Prince, una “When doves cry” che ha rappresentato una delle interpretazioni più dense e riuscite della serata, un tributo a uno dei suoi poeti preferiti, William Blake, con “My Blakean Years”, oltre alla dedica dylaniana rappresentata da “Hard Rain’s a-Gonna Fall”, cantata leggendo il testo. Verso la fine della serata il pubblico ha potuto godere dei titoli più celeberrimi, intonando assieme alla cantante “Because the Night” e “People Have the Power”, quest’ultimo brano proposto come unico bis…continua a leggere… (© Il giornale della musica)