Silent, Listening

Fred Hersch, «Silent, Listening», ECM Records 2024, 1 CD.

Ci sono due brani che possono rappresentare la quintessenza di questo album e sono “Little Song” e “The Wind”, rispettivamente settima e ottava traccia di questo nuovo lavoro solista realizzato dal pianista Fred Hersch per la casa discografica fondata da Manfred Eicher.

In queste due composizioni – la prima firmata dallo stesso interprete statunitense, la seconda invece opera del pianista e compositore americano Russ Freeman, originario di Chicago e scomparso nel giugno del 2002 a Las Vegas – emergono infatti quei tratti interpretativi che connotano la cifra espressiva di questo pianista, capace di distillare attraverso un tocco asciutto e denso al tempo stesso un pianismo elegantemente coinvolgente.

Un carattere, questo, che si può naturalmente ritrovare in tutti gli undici brani raccolti in questo disco, ma che emerge in maniera particolarmente significativa nei due titoli indicati, sia per la qualità compositiva caratterizzante il primo brano – nel quale emerge tutta la fantasia misurata e feconda dell’Hersch compositore – sia nella traccia successiva, nella quale il tocco pianistico che cesella i sette minuti del brano restituisce tutto il carattere interpretativo dell’artista originario di Cincinnati.

Un segno, quello che caratterizza questo ultimo lavoro solista di Hersch, che ribadisce la qualità di un interprete capace di distillare un suono timbricamente ricercato e comunicativamente pregnante assieme, tratteggiato sulla tastiera con gusto personale attraverso un fraseggio che risulta al tempo stesso misurato e trascinante.

In questo senso, un altro esempio significativo che possiamo individuare in questo lavoro discografico è rappresentato dal brano “Softly As In a Morning Sunrise”, canzone originariamente composta da Sigmund Romberg su testo di Oscar Hammerstein II e tratta dall’operetta del 1928 “The New Moon”.

In questo caso la lettura di Fred Hersch è dichiaratamente ispirata all’interpretazione offerta di questo brano dal Sonny Rollins dei tempi del Village Vanguard. Come annota lo stesso Hersch, infatti, «la versione di Sonny è lo standard di riferimento per me. Sonny Rollins è il mio maestro, come musicista jazz rappresenta un esempio di rara completezza e sono stato fortemente influenzato dal suo stile».