What happened, Miss Simone?

Alan Light, “What happened, Miss Simone?”, Il Saggiatore 2016, 320 pp.

Sulla scia di una sorta di “Nina Simone renaissance”, che riguarda non tanto la sua musica – alcuni successi come “My Baby Just Cares for Me” sono saldamente presenti dell’immaginario musicale degli ultimi cinquant’anni e più – quanto la sua figura di donna e artista impegnata, questa biografia dedicata all’artista scomparsa nel 2013 completa idealmente il documentario omonimo diretto da Liz Garbus nel 2015, riequilibrando l’esito controverso di “Nina”, film scritto e diretto da Cynthia Mor e uscito lo scorso anno. In questo lavoro (traduzione italiana di Elena Montemaggi) il giornalista statunitense Alan Light, già critico musicale per Rolling Stone e caporedattore di Vibe e Spin, ripercorre la vicenda di Eunice Waymon, bambina nata Tryon in North Carolina con un talento musicale che la condanna a scontrarsi fin da piccola con le discriminazioni razziali – voleva diventare la prima pianista classica di colore ma non fu ammessa alla Juilliard School di New York – e la spinge a cambiare nome dando vita a Nina Simone, artista capace di attraversare diversi generi dal pop al jazz, dal soul al rock, senza mai rinnegare il suo pianismo di matrice bachiana. Un eclettismo che l’ha portata da un lato a interpretare composizioni di Gershwin, Brecht-Weill o brani di Leonard Cohen o George Harrison, dall’altro a essere stimata da personaggi come LeRoi Jones (in seguito Amiri Baraka) o ancora a essere definita “Grande Sacerdotessa del Soul”. Tutte etichette che non restituiscono a pieno il profilo di una musicista che usava la sua voce per condividere l’impegno a favore del riscatto del popolo afroamericano, come testimonia la sua vicinanza a Luther King e Malcolm X e come documenta la sua presenza all’Harlem Cultural Festival – chiamato anche “Black Woodstock” – nel luglio del ’69. Una vita, quella di Nina Simone, piena di passione, arte, impegno e dolore, quest’ultimo protagonista dei suoi rapporti con gli uomini, con le figure femminili della madre e della figlia, nella sua ricerca continua di una “patria ideale” tra Stati Uniti, Africa ed Europa. Ed è proprio nel vecchio continente, in quella Parigi sempre amata, che Nina Simone ha trascorso gli ultimi atti di una vita intensa e contraddittoria, che merita di essere conosciuta anche attraverso le pagine di questo libro. (© Gazzetta di Parma)