Words

Matteo Paggi, «Words», Aut Records, 2024, 1 CD

Uscito nei giorni scorsi, questo lavoro rappresenta il debutto discografico da titolare per il trombonista Matteo Paggi.

Classe 1997, originario di Fiuminata in provincia di Macerata e componente del recente gruppo di Enrico Rava denominato “The Fearless Five” da un brano dello stesso Rava del 1978, il giovane musicista marchigiano applica nelle sei composizioni qui raccolte un suo originale metodo compositivo e creativo, sviluppato anche nell’ambito dell’esperienza maturata nel suo percorso di perfezionamento coltivato attraverso un master ad Amsterdam, città nella quale è stato registrato questo disco nel marzo del 2022 presso Cva Studios.

Per le sue originali peregrinazioni tra scrittura musicale e improvvisazione, Paggi ha chiamato attorno a sé un variegato gruppo di musicisti di estrazioni differenti quali le violiniste Irene Piazza e Mona Creisson, la flautista Iara Perillo, il batterista Anton Sconosciuto e la contrabbassista Anja Gottberg.

Ma la formazione chiamata a sviluppare il progetto “Words” rappresenta una compagine che si potrebbe definire a geometria variabile, la cui composizione nelle intenzioni del fondatore può variare a seconda del contesto, situazioni e prospettive creative.

Un approccio fluido, insomma, che si percepisce anche dalla materia sonora che prende corpo di brano in brano, distribuita in una sorta di riflessiva peregrinazione espressiva dove le combinazioni timbriche si rivelano significanti in modo del tutto simile ai dilatati intrecci melodici e ai distesi impasti armonici.

Una connotazione plasmata da un approccio che lo stesso trombonista definisce “improvvisazione ispirata”, sostanzialmente finalizzata alla fusione tra i generi musicali e declinata attraverso la libera espressione dei diversi musicisti coinvolti.

Un metodo vero e proprio, si diceva, che si articola attraverso tre ambiti individuati dallo stesso Paggi e riconducibili alle sfere intellettuale, corporea e spirituale.

Si passa quindi dal carattere più estemporaneo dell’iniziale “la gente in discoteca nel futuro” o della penultima “morire con la sabbia fra le dita” a composizioni più articolate come quella sorta di triade rappresentata da “Dreaming of Fossaverde”, “Speaking of Fossaverde” e “Fossaverde”, fino al lungo tratteggio chiaroscurale della conclusiva “Mountain”. (© Gazzetta di Parma)