The Best Things in Life Are Free

Stefano Battaglia Standards Quartet, «The Best Things in Life Are Free», Emme Records 2022, 1 CD

Registrato giusto un anno fa, alla fine di marzo del 2021, questo album propone un percorso musicale fresco e accattivante tracciato attraverso un immaginario stilistico ispirato liberamente a quella matrice “free” che trova nella figura di Ornette Coleman uno dei suoi principali punti di riferimento, non foss’altro per quell’album del 1961, titolato appunto “Free Jazz”, dove il sassofonista e compositore texano plasma una lunga improvvisazione collettiva per un doppio quartetto “di lusso”, il secondo dei quali capitanato dal clarinetto basso di un altro gigante dell’epoca come Eric Dolphy.
In questa prospettiva, quello proposto in questo lavoro dallo Stefano Battaglia Standards Quartet – Stefano Battaglia (basso), Marcello Alluli (sax tenore), Daniele Germani (sax alto) e Marco Valeri (batteria) – si presenta come una sorta di ideale attraversamento delle accattivanti atmosfere via via evocate, plasmate da una cifra stilistica al tempo stesso attuale e storicamente connotata, un tracciato che viene percorso con passo misurato e segnato da un equilibrio dialogico intessuto con sobria eleganza.

Se proprio lo stesso Coleman emerge come vero e proprio dedicatario di una sorta di offerta musicale che gli riserva la metà dei dieci brani che compongono la tracklist – tra i quali citiamo “Broadway Blues”, “Round Trip” e “When Will the Blues Leave?”, tra le interpretazioni più efficaci del disco – non mancano significativi omaggi a un’altra figura rilevante come quella del batterista Paul Motian, rappresentati dai differenti brani, anche se connotati da titoli apparentemente simili, “Dance” e “Circle Dance”.

Al centro del percorso di ascolto sono collocati anche due brani originali a firma dello stesso Battaglia – “Hymn” – e di Germani – “Medoro” – mentre la chiusura è affiata al brano che titola l’album, un classico del 1927 composto Ray Henderson e qui restituito con piglio rapido e stringato, chiuso da un perentorio e corale “Free!”. (© Gazzetta di Parma)