Some Red, Some Yellow

Tor Yttredal, Roberto Bonati, «Some Red, Some Yellow», ParmaFrontiere 2021, 1 CD.

Un dialogo a due intenso e originale quello racchiuso in questo recente disco che vede protagonisti Roberto Bonati e Tor Yttredal, due artisti legati da un sodalizio avviato nel 2013 e concretizzato in concerti, progetti discografici e significativi scambi didattici fra il Conservatorio Arrigo Boito di Parma e la Faculty of Performing Arts di Stavanger.

E proprio da questa collaborazione internazionale è stato generato questo lavoro, nato durante una residenza del musicista norvegese al festival ParmaJazz Frontiere e realizzato con il sostegno della University of Stavanger all’interno del programma di ricerca artistica “Improvisation” della stessa Faculty of Performing Arts.

Quindici brani che miscelano con sapiente ed efficace equilibrio libera improvvisazione e scrittura musicale, un materiale sonoro impreziosito da frammenti di fecondo vagare estemporaneo innestato nel circuito di una mappa stilistica definita e variegata al tempo stesso, la cui ricchezza di rimandi passa da profumi folk a suggestioni classiche europee, dispiegandosi lungo un filo rosso rappresentato da un jazz contemporaneo colto e popolare assieme.

Brani come l’iniziale “Tuning”, la cui durata di 4 minuti e 33 secondi appare quale fortuito rimando di cageana memoria, restituiscono il gusto compositivo di un Yttredal impegnato nel corso dell’intero disco a passare dai sax tenore e soprano al clarinetto basso e al flauto, in una varietà timbrica completata, in un ideale equilibrio espressivo, dal contrabbasso che Bonati sollecita con coinvolgente sapienza ora con l’arco ora lavorando sulle corde un suono denso e pregnante.

Lo stesso Bonati ha firmato la gran parte delle composizioni qui raccolte, alcune delle quali – “Come pioggia nel mattino silente” e “Canto antico” – arricchite dai misurati interventi elettronici di John Derek Bishop, mentre frutto di un lavoro a quattro mani tra l’artista parmigiano e il collega norvegese appaiono “Bouncing”, “Question Marks” e “Strokes”, brani incastonati nel cuore di un album capace di regalare un’oasi di ascolto profonda ed evocativa. (© Gazzetta di Parma)